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"LA MEMORIA storica della tragedia del Vajont aveva una "casa" a L'Aquila, ma è scampata al terremoto. Il palazzo dell'Archivio di Stato del capoluogo abruzzese, che custodiva le carte del processo per il disastro dell'inondazione della vallata del Vajont avvenuta il 9 ottobre del '63, è in parte crollato sotto i colpi del sisma, eppure tutti i documenti conservati sono stati recuperati e portati in salvo nella sede dell'archivio di Sulmona.
A ufficializzare la notizia è il direttore generale per i beni archivistici del ministero per i Beni culturali Luciano Scala: "L'operazione non è stata semplice, perché una parte dell'edificio è inagibile - dice Scala - si è riusciti ad entrare solo dalla parte posteriore dello stabile e con molta difficoltà. Ma il recupero del materiale è stato quasi totale". Fu proprio il tribunale del capoluogo abruzzese ad ospitare dal 1969 al '71 le fasi salienti del processo: "La storia del Vajont a L'Aquila iniziò col processo per legittima suspicione - racconta Agostino Attanasio direttore uscente dell'Archivio di Stato de L'Aquila - la sede naturale, ossia Venezia, non era il contesto idoneo per un corretto e sereno svolgimento del processo dove il coinvolgimento emotivo poteva rendere difficoltoso il giudizio imparziale dei fatti. Così venne spostato in Abruzzo".
E oggi, la memoria processuale del Vajont, quella che ha sancito responsabilità e colpe, quella che può essere idealmente riassunta nel famigerato registro della sentenza che per tradizione viene portato da L'Aquila a Longarone nell'anniversario della catastrofe, è andata incontro ad un singolare destino di salvezza: "Tutta la documentazione cartacea del processo, circa 240 faldoni, è rimasta ancora nei locali terremotati dell'Archivio, chiusa in circa sette armadi blindati e quindi tutelata da polveri e calcinacci - dichiara Agostino Attanasio - Degli atti del processo fanno parte anche gli elaborati progettuali del Vajont, ossia i progetti architettonici fuori misura che non entravano negli armadi e che venivano conservati su scaffali a parte. Questi li abbiamo subito recuperati e portati a Sulmona".
L'operazione di recupero, durata complessivamente tre giorni dal sopralluogo del 9 aprile e che ha coinvolto tutto il patrimonio storico dell'Archivio, comprese le pergamene del 1193 e i codici del '400 e '500 che hanno scritto la grande storia de L'Aquila, è stata condotta dai vigili del fuoco sotto il coordinamento dell'ingegner Claudio Fortucci: "Il problema attuale dell'Archivio - avverte Attanasio - è la messa in sicurezza delle strutture murarie per almeno l'80% del palazzo, con una parte di locali completamente inagibili. Tant'è che durante il recupero il rischio è stato costante. Si avvertivano altre scosse sismiche e i vigili erano costretti ad uscire velocemente".
Quegli armadi blindati per la memoria del Vajont si sono rivelati oggi una scelta conveniente, ma nascono da un altro capitolo importante di questa singolare storia aquilana. "La documentazione prodotta durante il processo si custodiva nell'archivio del tribunale fin dal '71 - prosegue Attanasio - la nostra legge prevede che le carte siano consegnate ad un archivio di Stato solo dopo 40 anni dal processo, quindi noi le avremmo dovute ricevere solo nel 2011. Invece, anche in virtù delle pressioni esercitate da parte dei sindaci di Longarone e Castel Lavazzo che premevano per poter disporre degli atti processuali, abbiamo siglato una convenzione con il tribunale per una consegna anticipata, finalizzata ad un grande progetto di tutela e valorizzazione di questo patrimonio storico. Un'inventariazione analitica degli atti e una loro riproduzione digitalizzata da mettere a disposizione del pubblico e soprattutto delle comunità di Longarone e Castel Lavazzo su internet".
Un obiettivo in parte raggiunto, perché l'inventario analitico è stato recentemente ultimato grazie al lavoro di Daniela Nardecchia e di Giovanna Lippi, quest'ultima purtroppo rimasta vittima nella terribile scossa sismica del 6 aprile. Un inventario che è stato anche già trasmesso al professor Reberschack a Venezia, lo storico della tragedia del Vajont che lavora in continuo contatto con le autorità di Longarone. "Questo traguardo sarebbe stato il primo passo per il recupero pieno della fruibilità di questo patrimonio che ci vede in accordo anche con l'Archivio e la Prefettura di Belluno - conclude Attanasio - nella drammaticità del terremoto che ha sconvolto L'Aquila mi sento di dire che il progetto per la memoria del Vajont paradossalmente può uscirne rafforzato, trovando ancora di più oggi la forza e l'energia di portarlo avanti. Col cuore sempre a L'Aquila". "

Quelle:
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-7/archivio-vajont/archivio-vajont.html
Wolf Thomas meinte am 2009/04/17 18:08:
Zu L´Aqulia s. a. :
http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=20241&page=1 
 

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